…e un Marcel diventa ogni villan che parteggiando viene. Purg, VI, 125 FANATISMO – CAOS POLITICO Ma
quando la nostra Società va alla ricerca politica dei veri termini della
questione, tutto si tinge di irragionevolezza e spesso degenera in fanatismo. Chiunque
si sente autorizzato a suggerire soluzioni dogmatiche il cui odore gli
appare affine ai suoi propri interessi, o al massimo a quelli dei suoi
elettori, senza analizzarne né la fattibilità né le conseguenze, come se si potesse ingannare la realtà delle cose con
la medesima facilità con la quale si ingannano gli uomini. Tutti,
pressoché indistintamente, si trincerano dietro espressioni rituali e parole
più o meno magiche, quale ad esempio il famigerato termine “crescita”. Sono
indifferenti alle prospettive storiche e non temono né desiderano nulla di
effettivamente importante, avendo fatta salva (a qualsiasi costo) la propria pulsione
a prevalere. In un
simile clima tende ad ingenerarsi una sorta di caos politico, nel quale
nessuno propone una reale soluzione alle difficoltà presenti: il Popolo,
preda tradizionale degli istinti irragionevoli, tende a scegliere conformemente
alla propria psiche, e segue quasi sempre il peggior partito ed il meno
fondato. In un
cosiffatto turbinio di passioni le vere radici della crisi non vengono mai
alla luce con la necessaria nitidezza. Invece
noi dobbiamo studiarle attentamente perché ne va della nostra vita e del
nostro futuro: se l’Occidente, come fa attualmente, si chiude nelle stanze
dei dogmi, la sua decadenza potrebbe diventare caduta, in quanto le
fondamenta sulle quali oggi ha scelto di appoggiarsi sono castelli di carte. Persino
le categorie sociali dominanti, cui piace stare appollaiate in cima al
castello, debbono pensare ai propri reali interessi e collaborare affinché la
struttura sia rinforzata. Se si
insiste ad aggiungere sempre nuove soprelevazioni il castello – anche in
assenza di nemici – potrà essere abbattuto con molta facilità da un
refolo di vento o addirittura dal peso proprio. E
comunque non si può escludere che la prolungata cecità di fronte alle reali
difficoltà dell’economia non finisca con l’indurre in Occidente, a cominciare
forse proprio dagli Stati Uniti d’America, considerevoli sussulti. |