REGALI DI STATO

L’analisi dei benefici che ne risultano induce a cedere senza contropartita una porzione del denaro sintetico EUR-D2 a fasce di popolazione che ne abbiano bisogno e (per ragioni oggettive) non possano lavorare per innalzare da sé il proprio reddito.

 Per esempio i pensionati estremamente deboli, alcune categorie di lavoratori troppo sottopagate (forze dell’ordine, insegnanti), e tutti i lavoratori dipendenti fino a certi limiti di reddito.

Per quest’ultima classe di persone, la somma sintetica da elargire sarebbe di 250 € mensili e sostituirebbe i ben noti 80 €: ciò, già da solo, costituirebbe un formidabile incentivo per l’emersione del lavoro nero.

Ma sarà inevitabile imporre a chi accetta il detto “regalo” condizioni non troppo onerose, ma sufficienti a non vanificare l’obiettivo di espansione del mercato cui (in aggiunta all’incremento del benessere individuale) punta il provvedimento: se il lavoratore tesaurizza o “nasconde” i 250 € ricevuti lo sforzo sostenuto non produce risultati apprezzabili.

Le condizioni cui il beneficiario deve sottostare sono utili, soprattutto, a favorire il mercato ordinario e quindi il sistema delle imprese.

Come prima condizione, ogni mese, i 250 € saranno accreditati soltanto se gli stipendi di tutti i mesi precedenti, a partire dalla richiesta iniziale del sussidio, sono stati spesi per intero.

Ciò può apparire come un disincentivo al risparmio, ed è; ma l’esaltazione fideistica del risparmio è un residuo d’altri tempi, quando c’era un’alta domanda di nuovo capitale e si fantasticava che il risparmio coincidesse necessariamente con l’investimento: ripetere a memoria formule obsolete non porta alcun beneficio, e fa commettere molti errori.

In ogni caso, è assolutamente necessario rimpiazzare, sul mercato, la domanda che cade per l’assenza di deficit pubblico determinata dal pareggio di Bilancio.

Poiché la spesa completa degli stipendi precedenti dovrà necessariamente essere documentata con mezzi sicuri ed a costo nullo o bassissimo, chi accetta il regalo dovrà accettare di non operare mai per contanti e pertanto non potrà più prelevare contanti dai suoi conti correnti, salvo restituire tutto quanto ha percepito in moneta sintetica almeno da un certo momento in avanti.

Dunque dovrà utilizzare per tutti i pagamenti le carte di credito ordinarie (le quali, con opportune modifiche dei software, possono contenere contemporaneamente la moneta ordinaria e quella sintetica) oppure i bonifici.

Un secondo regalo consiste nell’importantissima istituzione di un presalario, crescente con l’età, da qualche decina di euro al mese ad almeno un migliaio, per tutti gli studenti; ricambiato in qualche modo da controlli periodici (ovviamente elettronici) della preparazione conseguita: il discorso sarebbe lungo e non è opportuno svilupparlo qui, perché le opzioni politicamente praticabili sono molte e varie.

Un altro regalo di somma importanza lo faremo con il mandare in pensione tutti, con un minimo di gradualità, a partire dai 60 anni per le donne e dai 65 e forse meno per gli uomini, com’era una volta, ciò che darà un certo spazio ai giovani.

La conseguenza immediata dell’aver portato grandi risorse materiali di beni e servizi – e quindi finanziarie – nel campo delle pensioni è lo sblocco del mercato del lavoro, che (aggiunto all’aumento di produzione imposto alle imprese) ridimensiona subito i problemi legati alla disoccupazione giovanile.

Fino a quando questi nuovi pensionati non avranno maturato il diritto alla pensione secondo la legislazione vigente, essi saranno pagati per intero in moneta sintetica.

Ciò non ha alcuna rilevanza pratica perché i titolari (purché non siano interessati ai proibitissimi prelievi per contanti cui hanno dovuto espressamente rinunciare all’atto dell’accettazione del beneficio) non potrebbero vedere alcuna differenza.

Ma come già accennato il fondamentale discorso sull’indistinguibilità delle due monete non può essere sviluppato qui.

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