LA FINE DEL LAVORO

Perché un tempo in Occidente il lavoro c’era e adesso non c’è più?

 

Una grandissima parte dell’occupazione viene dalla fabbricazione dei beni capitali, siano essi destinati alla produzione (macchine, impianti, stabilimenti) o a scopo infrastrutturale (opere pubbliche).

Quando i beni capitali destinati alla produzione sono sufficienti in rapporto alla produzione vendibile (il Capitale vero e proprio) il mercato non ne domanda di ulteriori e la loro produzione cessa.

Ad esempio un’azienda non compra più ulteriori macchine se può sviluppare tutta la produzione che riesce a vendere attraverso le macchine che possiede; è invece normale che sostituisca le sue macchine man mano che si logorano, ma ciò si chiama conservazione del Capitale esistente, non creazione di nuovo Capitale.

 

Siccome nel Sistema Capitalistico la capacità produttiva aumenta più rapidamente della possibilità di vendere, è fatale che si raggiunga un punto di equilibrio oltre il quale non è più necessario investire capitale in nuovi impianti.

In conseguenza la maggior parte di coloro che producevano beni capitali destinati alla produzione perde il lavoro, ed il Sistema comincia progressivamente a contrarsi; la contrazione è lo stato ordinario del Sistema Capitalistico appena superato il punto di equilibrio.

Quando le persone perdono il lavoro perdono anche la loro capacità di spendere e sul mercato manca quella che si chiama la loro domanda; diminuisce di conseguenza anche la richiesta del lavoro di altri, e si riducono progressivamente, ma inarrestabilmente, l’occupazione ed i redditi.

Il rimedio tradizionale sta nel cercare di aumentare la domanda; ciò è stato fatto, ma con metodi impropri, intervenendo soltanto sui sintomi e non sul male principale: il risultato è la voragine del debito pubblico, nel quale stiamo annegando.

 

I nostri Governi (occidentali) sono in balia di un groviglio di contraddizioni:

·     Da una parte essi rispondono ad interessi in astratto molto forti, dislocati in genere al di sopra della democrazia, i quali tuttavia nella presente situazione del mercato si nutrono prevalentemente di debito pubblico.

La loro ricchezza tende a diventare sempre più puramente nominale, e si riduce ad una scatola sempre più vuota.

Essi premono verso la completa devastazione del Sistema, per la necessità di nutrirsi, e contemporaneamente premono per la sua conservazione, per la necessità di sopravvivere.

La risultante delle due pressioni ha un effetto eversivo sulla Società circostante, e sui suoi equilibri e ne determineranno il crollo.

Le situazioni nelle quali sorge un conflitto essenziale tra l’esigenza di nutrirsi e l’esigenza di sopravvivere denunciano, nel regno animale, il processo di estinzione di una specie.

·     Dall’altra i Governi hanno la necessità istituzionale del consenso; il consenso si ottiene o conducendo o mantenendo le popolazioni nell’opulenza, o almeno nel benessere; benessere significa principalmente occupazione, e redditi elevati.

Per questa ragione essi vanno, o fingono di andare, alla ricerca della mitica crescita (che leggono come crescita assoluta del PIL) e degli altrettanto mitici posti di lavoro.

L’esperienza del tempo passato, corroborata dal ragionamento teorico, mostra che la presenza di consistenti (nuovi) investimenti, cioè di una vigorosa crescita del Capitale (chiamata in questo documento C-crescita), genera una corrispondente crescita dell’occupazione (crescita del Lavoro, o L-crescita) e della produzione netta e lorda (P-crescita); ne deriva, secondariamente, un certo aumento del PIL pro-capite, e del reddito netto medio degli occupati (R-crescita).

La lettura troppo supina di tale esperienza ha determinato tre errori, tipici del comportamento di tutti i Governi occidentali contemporanei; errori che potrebbero essere agevolmente letti come crimini, o dolosi (quanto c’è stata diretta volontà di nuocere) o colposi (dovuti ad imperizia, imprudenza, negligenza): e certamente decidere con imperizia, imprudenza o negligenza della vita di milioni di cittadini è cosa della quale sarebbe giusto rispondere davanti ad essi.

Gli errori sono i seguenti:

a)  Si dà per certo che siano possibili nei nostri Sistemi nuovi investimenti in misura tale da coprire le esigenze di occupazione, nonostante sia il ragionamento teorico sia l’esperienza concreta dicano il contrario.

Nuovi investimenti in misura massiccia non sarebbero possibili neanche in presenza di un forte aumento della domanda, tanto meno quando l’azione condotta produce (per dolo o colpa grave) una forte contrazione di essa.

b)  Si dà per certo che eventuali nuovi investimenti inducano un aumento sia dell’occupazione sia del PIL, mentre potrebbe non essere vera l’una e l’altra cosa; assumere ciò come un dogma potrebbe essere un’ulteriore prova di imperizia, o addirittura di ingenuità.

c)   Il più grave dei tre errori: la constatazione che in un tempo remoto la C-crescita era condizione sufficiente per L-crescita, R-crescita e P-crescita ha creato, oltre alla falsa convinzione che ciò sia vero in eterno, anche l’assunzione dogmatica che si tratti di condizione necessaria.

Ne deriva un circolo ozioso, più che vizioso; i Governi perseguono un falso scopo, cioè la C-crescita, la quale d’altra parte è impossibile ed infatti non arriva mai (salvo mostruosi indebitamenti).

Ma i Governi non vogliono perseguire direttamente L-crescita, R-crescita e P-crescita senza passare per la C-crescita (come sarebbe perfettamente possibile) perché ciò è molto più difficile dell’indebitarsi e richiede perizia, prudenza, attenzione; cose faticose, logoranti del corpo e della mente, poco consone alla dignità di pubblici amministratori.

In un tale quadro le sole cose atte a crescere sono la miseria e la disoccupazione, ed infatti soltanto esse crescono e soltanto questo è il tipo di crescita garantito dal Governo; chi attende il posto di lavoro rimane sempre deluso, e chi si aspetta un incremento di reddito deve fare i conti con la più prosaica e disponibile recessione.

 

Ecco spiegato perché manca il lavoro e perché, se non si muta radicalmente l’impostazione dell’opera di Governo esso non arriverà mai; l’attesa messianica della C-crescita (che su larga scala non arriverà mai più per via spontanea) sta uccidendo le energie ed il tessuto economico dell’Occidente.